Battaglie ambientaliste

Eccovi alcune delle battaglie ambientaliste più significative promosse dalla nostra sezione nel corso di 26 anni di presenza in Valcamonica.

Premessa: un fatto dal carattere quasi simbolico ha segnato la nascita della nostra sezione: nove mesi dopo la sua fondazione (1° luglio 1987), nell’aprile 1998, l’irruzione di alcuni carabinieri armati nella casa-alpina di via Guani applicava l’ordinanza del prefetto di Brescia che ne decretava la chiusura a tempo indeterminato. Il nostro successivo ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, supportato da una lettera di Volker Ebent, dirigente degli amici della natura tedeschi, che chiariva come le case della Naturfreunde Internationale in Europa erano state chiuse dal nazismo nel periodo più buio della storia europea, veniva accolto e poteva iniziare così una nuova stagione non solo per la nostra associazione, ma anche per l’impegno ambientalista e culturale di altre realtà.

1992-1993 “No all’asfalto in Val Salarno”: assieme alle sezioni del CAI di Cedegolo ed Edolo, a Legambiente di Valcamonica ed a Mountain Wilderness, dopo una vertenza durata più di un anno, riuscivamo ad impedire l’asfaltatura della mulattiera che porta ai laghi Salarno e Dosazzo. Iniziata con una riunione tenuta all’interno del rifugio della valletta di Brata ed articolata in: raccolta di firme, incontri pubblici e presidi, terminava con un decreto del ministero dei beni culturali ed ambientali che impediva la posa del manto d’asfalto e, di fatto, bloccava interventi della stessa natura già previsti per la val Miller e per il lago d’Arno.

1994-1995 “Un parco per l’Europa”: nei primi giorni di aprile del 1995 la presentazione al Presidente del Parlamento Europeo Klaus Hentsh di 6700 firme di cittadini, concludeva la prima fase di un impegno che ci vedeva protagonisti, con tutte le principali associazioni camune, di una proposta sostenuta anche dal Presidente dei Verdi europei Alexander Langer. La nostra idea veniva fatta propria, negli anni successivi, anche dalla Regione Lombardia e dal Parco dell’Adamello. La Valcamonica con il suo grande patrimonio di incisioni rupestri oltre naturalmente alla vastità e bellezza del suo territorio, può diventare il perno di questo progetto ma deve fare scelte mirate a valorizzare e non distruggere

“Per le Montagne Sacre e le Terre Ancestrali”: l’incontro di quei giorni a Strasburgo con Ola Cassadore Davis e Michael Davis, Apache San Carlos segnò l’inizio del nostro impegno in difesa del Monte Graham in Arizona e della riflessione sulla sacralità dei luoghi della natura. Il grande Santuario Camuno del Cervo si rivelava così, alla luce delle culture indigene del Nord America, come una terra inesplorata nelle sue potenzialità spirituali, culturali e perfino terapeutiche. Tale ricerca, iniziata in quegli anni, è continuata con visite di Nativi nordamericani a Saviore e sta continuando in un “Dialogo Spirituale” che vede coinvolta anche la cultura e la spiritualità tibetana attraverso il Venerabile Geshe Lha Lobsang Tenkiong.

1996-2000 “No alla discarica in quota nel comune di Lozio” e “No all’inceneritore di Forno d’Allione”. Assieme agli amici della natura di Lozio riuscivamo ad impedire la creazione di una discarica di RSU ad una quota superiore ai 1000 metri. Nello stesso periodo, denunciandola pubblicamente, impedivamo alla Comunità Montana la costruzione di un inceneritore di rifiuti speciali nell’area industriale di Forno d’Allione, nel comune di Berzo Demo.

2000-2005 “No ai voli commerciali sull’Adamello”. Contro la volontà del comune di Saviore e della sezione dell’Associazione Nazionale Alpini riuscivamo ad impedire l’avvio di un programma di voli commerciali patrocinato da varie società di elicotteri operanti in Valcamonica.
In questo stesso periodo impedivamo il taglio, già previsto, di alcuni larici a malga Casentìa. Dichiarammo, a quel tempo, che secondo noi potevano avere un’età non inferiore a 300 anni. Tali alberi, inseriti successivamente nell’elenco degli alberi monumentali della provincia di Brescia, vennero datati tra i 700 e gli 800 anni.

2005-2007 “No alla croce storta sull’Androla”. La posa di una croce alta più di 30 metri, opera di Enrico Job, sul promontorio dell’Androla nel comune di Cevo, ci ha visti fortemente impegnati in una denuncia dal marcato carattere, non solo ambientalista, ma anche culturale. La croce è stata installata, ma il progetto iniziale è stato fortemente ridimensionato e la continuità che stiamo assicurando alla nostra denuncia è motivo di seria riflessione da parte dei cittadini.

2007 “La storia non si vende”. I cittadini di Saviore, attraverso un’assemblea pubblica ed un referendum rifiutavano l’offerta da parte della Provincia Autonoma di Trento di oltre sei milioni di euro per la vendita di circa 1000 ettari di alpeggi in Val Daone e Val di Fumo. Da quell’anno, ogni estate, una rievocazione della transumanza storica ci vede ritornare su quelle terre con numerosi residenti e villeggianti.

2010 “Baita Adamè”. Dopo controlli durati alcune estati e dopo ripetuti avvertimenti ai responsabili, siamo stati costretti a denunciare pubblicamente i roghi di plastica delle stoviglie utilizzate all’interno della baita ed anche le scritte fatte con bombolette spray che hanno deturpato alcuni monoliti al centro della val d’Adamè. Da quel momento la plastica ci risulta venga portata a valle e smaltita ed alcune scritte, non tutte, sono state cancellate.

2012-OGGI “I fiumi ed i torrenti sono esseri viventi, per i diritti della natura e per quelli dei camuni”. Un coordinamento di più di trenta associazioni lavora da due anni per impedire la proliferazione incontrollata delle centraline idroelettriche. Siamo fortemente impegnati a controllare anche la gestione delle centraline già realizzate, a partire dal Deflusso Minimo Vitale, nella convinzione che l’economicità di tali impianti derivi, sostanzialmente, dalla costante forzatura delle regole e delle leggi da parte delle imprese costruttrici.