La vita dei segni
I segni si fanno simboli per un nuovo cammino
Le antiche vie ritrovate
Se vogliamo percorre il sentiero fino al monte Kailash è necessario che, innanzitutto, ritroviamo le antiche vie che nel tempo antico solcavano l’ambiente dei nostri antenati. Ne proponiamo due: una che chiameremo “Via della Selce”, l’altra che potremmo chiamare “Via di Parvati”.
La via della selce realizza il collegamento tra la Valcamonica ed il monte Baldo sulla sponda veronese del lago di Garda. Per molte migliaia di anni, dalla fine della glaciazione Wuermiana fino all’Età del ferro (primo millennio A.C.) gli abitanti della Valcamonica ricavavano la selce per fabbricare coltelli, lame, punte di lancia e di freccia, raschiatoi e bulini, da alcune aree del Monte Baldo e dei Monti Lessini nel veronese. Dai depositi della selce al Passo di Campo (entrata orientale dell’antico santuario camuno), o all’attacco del sentiero numero 1 verso il lago della Vacca, sono necessari da due a tre giorni di cammino, passando per la valle di Ledro. A Molina di Ledro un villaggio palafitticolo dell’Età del bronzo testimonia l’insediamento preistorico nell’area e rappresenta un ottimo punto di sosta.
La “Via di Parvati” collega la Valcamonica con la Valtellina ed in particolare con la zona di Teglio. Il suo nome richiama la “Signora della Montagna”, nonché la sposa di Shiva dei Veda e degli Shiva Purana. Tale denominazione è giustificata dalla comune simbologia alle due Valli fatta di simboli nettamente riferibili allo shivaismo indiano precedente l’invasione ariana o vedica dell’India. Linga e Yoni, gli attributi divini del maschile e del femminile, rappresentano infatti le incisioni più frequenti riportate sulle statue stele del terzo, quarto millennio che ne caratterizzano i cicli di simbologia rupestre. Dal Passo di Campo sul lato sinistro e dalla zona di Borno ed Ossimo sul versante orografico destro della Valcamonica, le porte orientale ed occidentale del santuario camuno rappresentano un ideale e materiale punto di partenza per una via destinata a raggiungere Teglio e Grosio attraverso la valle di Paisco e l’area di Belviso Barbellino.
Quelle che abbiamo molto sommariamente descritto sono vie ritenute di estremo interesse anche per gli archeologi, in particolare per il Professor Umberto Sansoni Direttore del Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno Studi Preistorici. E’ sua volontà coinvolgere i nostri amici nativi nordamericani nei percorsi e nella ricerca. Ciò è molto importante perché rappresenta un elemento potenziale di grande valorizzazione del lavoro che tutti insieme stiamo facendo. Abbiamo già fatto, nel giugno 2010, un’esperienza molto significativa della quale è stato protagonista Cecil Cross. Eravamo alle cascate del Sellero, una zona ricca di acqua e di tracce di antichi insediamenti nella valle di Paisco, dopo un rito commovente e pieno di mistero Cecil raccoglieva da terra un pezzo di selce e con estrema naturalezza lo consegnava a Luigi Caluffetti consigliere comunale di Paisco Loveno. Siamo convinti che la sensibilità indigena contenga una forza sconosciuta ai ricercatori che finora si sono misurati con il mondo antico e che questa forza possa e debba dispiegarsi se davvero si vuole comprendere ciò che è stato per indagare ciò che sarà, di noi e del mondo che ci circonda.