Apaches Sacred Run a Saviore Valcamonica
La Mt. Graham Sacred Run
Dal 1988 gli Apache delle riserve di San Carlos e White Mountain, in Arizona, si oppongono alla costruzione di un osservatorio astronomico sulle vette della loro montagna sacra Dzil nchaa si an. La Specola Vaticana dei Gesuiti, l’università di Arcetri a Firenze, il Max Planck Institut tedesco, la University of Arizona di Tucson, ed altre università statunitensi, hanno costruito tre telescopi su questa montagna di tremila metri nel mezzo del deserto. La Sacred Run venne istituita nel 1992 da un gruppo di attivisti Apache di San Carlos, come pellegrinaggio, come affermazione del diritto alla libertà di culto, e come protesta contro la profanazione degli astronomi.
Ogni anno la Sacred Run parte da un punto diverso in Arizona, per raggiungere nel corso di due o più giornate i prati e i boschi in cima al Monte Graham. La corsa è a staffetta, con gente di tutte le età, principalmente giovani e giovanissimi. Spesso partecipano altre tribù come gli Yaqui, i Tohono O’Odham, ed i Navajo. Vari gruppi ambientalisti e cristiani degli Stati Uniti, alcuni europei e Amici della Natura, hanno corso negli anni con gli Apache.
Alla fine della corsa si passano due notti e due giorni campeggiando in alpeggio, facendo cerimonie, seminari, e passeggiate.
La Corsa Sacra
Dal 1992 al 2003 numerose delegazioni di Apache hanno viaggiato per tutta l’Italia facendo conferenze pubbliche, incontri politici, proteste di piazza, ed interpellanze parlamentari, in difesa dei loro diritti. Gli Amici della Natura hanno appoggiato queste visite di lotta. Gli Apache sono gente di montagna, e si sono innamorati subito delle Alpi e dell’Adamello, continuando a tornarci in vari gruppi. Cosi nacquero l’amicizia e la corsa rupestre in contemporanea.
Abbiamo portato per otto anni il testimone che ci fu dato dagli Apache per la Corsa Sacra sulla vetta del Monte Re di Castello. L’orogenesi del massiccio Adamello-Presanella vede in questa vetta il suo punto più antico. Per otto millenni il Passo di Campo è stato la porta orientale del Santuario Camuno del Cervo (primo titolo per l’Italia della World Heritage List dell’UNESCO). Il sentiero detto della “Tràersèra” è il più tradizionale tra quelli che attraversano in ogni direzione l’alta val Saviore. La tragedia accaduta durante la prima guerra mondiale alla caserma Campellio è dimenticata, e nessuna commemorazione è mai stata organizzata per il più grande episodio di morte collettiva del fronte dell’Adamello. I cittadini di Saviore hanno respinto, quest’anno, con un referendum, la volontà dell’amministrazione comunale di vendere le terre di proprietà della comunità fin dal 1400, che si trovano in Trentino, al di là del Passo di Campo. Per tutte queste ragioni vi ritorniamo, iniziando il nuovo ciclo di otto anni con un nuovo testimone. La nostra avventura fisica, intellettuale, ed umana di solidarietà con gli Apache, nel tempo è diventata anche ricerca spirituale del significato che ha per noi la sacralità della natura e delle montagne.
Chi Può Partecipare
La Corsa Sacra è una scarpinata alpinistica su un dislivello di 1,717 metri. Il primo terzo è una salita ripida, poi è tutto in quota duemila. L’ultimo terzo è una pietraia accidentata e spigolosa che sale fino a 2,891 metri di altitudine. Il tempo in luglio è molto variabile. Il freddo può essere intenso, e se piove la pietraia diventa scivolosa. L’andare ed il tornare richiede almeno dodici ore a passo in forma. E’ indispensabile essere abituati a camminare in montagna, e prepararsi con alcune gite in quota prima della Corsa. Ogni partecipante è responsabile del proprio abbigliamento, della propria incolumità, e cibo.
La Corsa Sacra è aperta a tutti. Ragazzi e bambini sono sotto la responsabilità dei loro genitori o familiari, e se abituati a camminare possono farcela. Anziani montanari ce la fanno senza problemi. Il percorso è per due terzi in mulattiera e sentiero, solo l’ultimo terzo in pietraia è pericoloso e richiede maggiore attenzione e forza.
Chiediamo ai partecipanti di iscriversi al Gruppo Italiano Amici della Natura che, attraverso un’assicurazione di responsabilità civile, garantisce le loro e le proprie prerogative. Consigliamo l’iscrizione al Club Alpino Italiano, che offre una serie di servizi, il più importante dei quali è il trasporto in elicottero in caso di infortunio.
Non è indispensabile convertirsi all’Apacherismo Alpino per partecipare alla Corsa Sacra. Chiediamo solo che tutti i partecipanti si adeguino all’attività del gruppo con sincerità e rispetto. La Corsa è un pellegrinaggio, un momento di ricordo e riflessione, preghiera e sacrificio, è un abbraccio solidale ai nostri amici Apache di San Carlos, è un atto di protesta politica nei confronti degli astronomi vaticani, italiani, tedeschi, e statunitensi, contro l’ etnocidio da loro perpetrato in Arizona. Chi partecipa alla Corsa è consapevole che questi sono i suoi modi e le sue ragioni.
Alloggio e Cibo
Il rifugio degli Amici della Natura offre 24 posti letto con bagni e camere in comune, e due cucine autogestite. Consultate il sito web per i dettagli e foto della casa rifugio. Altri alloggi saranno disponibili in paese.
Per raggiungere Saviore dell’Adamello controllate la pagina “Dove Siamo” nella sezione contatti
La Corsa Sacra inizia vicino alla frazione di Valle, in località Rasega, e sale lungo il Lago d’Arno fino alla cima Re di Castello.
Preghiere della Corsa Sacra
Invitiamo i partecipanti alla Corsa a contribuire alla bandiera delle preghiere. Il gruppo che salirà in vetta pianterà un ramo di frassino con attaccate le nostre preghiere. Il materiale usato deve essere bio-degradabile, capace di librarsi nel vento, e allacciabile saldamente al paletto.
Poesie alla Montagna Sacra
Invitiamo i partecipanti alla Corsa a recitare una poesia di loro composizione su una montagna sacra, sul loro rapporto con quella montagna e ciò che la fa essere sacra. Una montagna sacra qualsiasi, o Dzil nchaa si an. Non è necessario inviarci in anticipo il testo, e la poesia può essere composta il giorno stesso della Corsa. La recitazione può essere accompagnata da altri supporti, e non è intesa come una competizione letteraria o teatrale. Questo è un tentativo di mantenere viva la tradizione orale, spronandoci a usare noi stessi per sentire e far risuonare il sacro. Tutti i partecipanti premieranno le quattro migliori recitazioni a nome delle quattro montagne sacre dell’Est, Sud, Ovest, e Nord.
Il monte Re di Castello.
Abbiamo portato per otto anni il testimone della Corsa Sacra sulla vetta del Monte Re di Castello, e le ragioni di una scelta così impegnativa (dodici ore di marcia su un dislivello complessivo di quasi 4 mila metri), sono legate, da un lato all’orogenesi del massiccio Adamello-Presanella che vede in questa vetta il punto più antico, e quello nel quale l’affioramento degli strati ignei e cristallini è più visibile. Il lentissimo raffreddamento del magma, durato decine di milioni di anni ha portato alla formazione di pegmatiti contenenti cristalli scoperti sulle Alpi per la prima volta proprio su questo versante dell’Adamello. Il percorso che parte dalla località Rasega di Valle e costeggia in quota il lago d’Arno, sul sentiero detto della “Tràersèra”, è il più antico e tradizionale tra tutti quelli che attraversano in ogni direzione l’alta val Saviore. Per dieci millenni il Passo di Campo è stato la porta orientale del Santuario Camuno del Cervo (primo titolo per l’Italia della World Heritage List dell’UNESCO). La tragedia accaduta nel corso della prima guerra mondiale alla caserma Campellio, con la morte di 150 soldati a causa di una slavina; è dimenticata e nessuna commemorazione è mai stata organizzata per ricordare il più grande episodio di morte collettiva del fronte dell’Adamello. I cittadini di Saviore dell’Adamello hanno respinto, quest’anno, con un referendum, la volontà dell’amministrazione comunale di vendere le terre di proprietà della comunità fin dal 1400, e che si trovano in Trentino, al di là del Passo di Campo e del versante del monte Re di Castello. Per tutte queste ragioni ritorniamo, iniziando il nuovo ciclo di otto anni con un nuovo testimone, là dov’è iniziata la nostra avventura, spirituale, intellettuale e fisica, di solidarietà con gli Apache che, nel tempo, è diventata ricerca del significato che ha per noi la sacralità della natura e delle montagne.
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