Know nothing

Know nothing: sapere niente; comincia così, in modo forse un po’ strano questa riflessione sugli “Amici della Natura” e sulla loro origine che, come molti di voi sanno, risale al 1895 con la denominazione: “Naturfreunde Internationale”. Un articolo comparso su The New York Times di alcuni giorni fa e ripreso da Repubblica, firmato da Paul Krugman (premio nobel per l’economia nel 2008) ci parla della situazione americana sotto la presidenza Trump nella quale i peggiori istinti xenofobi e razzisti sembrano riportare il paese più ricco e potente del mondo a fare un salto all’indietro di un secolo e mezzo. A metà dell’800 infatti il Know Nothing Party rappresentava ciò che la Lega in Italia, il Front National in Francia ed i movimenti populisti sono, ideologicamente e culturalmente, oggi in Europa. Ma che c’entrano i naturfreunde chiederete voi? C’entrano eccome, perché la loro fondazione ad opera delle organizzazioni operaie austriache, cercava di dare una risposta alla condizione di sfruttamento, di mancanza di prospettive, di emarginazione e di degrado sociale delle classi subalterne condannate ad una vita di duro lavoro, anche minorile. Spesso il rifugio nell’alcolismo era l’unico conforto ed a rovina si aggiungeva rovina. Costruire case e rifugi nella natura, dove sperimentare una nuova forma di socialità svincolata dal perbenismo borghese, ritrovare nella natura salute fisica e psichica, offrendo alle giovani generazioni la possibilità di conoscere e studiare la bellezza e la salubrità lontano dalle fabbriche e dai quartieri inquinati: questo era il lavoro da fare e questo è stato fatto. Questo cerchiamo di fare anche noi interpretando e rendendo attuale il motto: (“Berg Frei!) montagna libera, che da quel tempo caratterizza il nostro movimento: montagna libera significa spazio fisico e mentale libero dallo sfruttamento inutile ed insensato, rispetto per la montagna e per tutti i suoi abitanti affinché possa darci gioia, pace ed armonia. Tutto in favore degli strati della società più deboli, economicamente e culturalmente che, purtroppo, sono le prime vittime delle sirene dell’ignoranza. Infatti dove pescano il loro consenso i populisti? Non trasudano fastidio se non odio per gli “intellettuali”? Non disprezzano il pensiero, la ricerca culturale? “Con la cultura non si mangia”, non è uno dei loro slogan? Pier Paolo Pasolini ci ricordava che la borghesia è ignorante, mentre il popolo è analfabeta, questa distinzione è molto sottile e dobbiamo comprenderla: la borghesia, detentrice della cultura ufficiale è ignorante quando pretende di comandare attraverso le sue parole, le conoscenze che trasmette all’interno del suo mondo, pretendendo omologazione e conformismo; il popolo è analfabeta perchè ha un surrogato della conoscenza e della cultura e viene illuso che basti cliccare su Google per sapere le cose.  Vogliamo aprire un dibattito su ciò che facciamo nelle nostre case e rifugi? Abbiamo sufficiente coscienza del valore dell’eredità dei fondatori e delle fondatrici del nostro movimento e delle sue potenzialità nella lotta contro razzismo, ignoranza e xenofobia nell’Europa di oggi? Italo

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